La Percezione del Colore e il significato della Lucentezza presso popolazioni arcaiche antiche e i suoi riflessi linguistici release_kkiz4fnx65exbbx43acggh3jwm

by Sandra Busatta

Released as a article-journal .

2014   Volume 10

Abstract

Introduzione Per quanto possa sembrare strano, è un fatto che il colore in archeologia sia stato sottovalutato e la sua fondamentale importanza nel costruire la biografia degli oggetti e dei corpi sia stata a lungo ignorata dagli archeologi. Solo da relativamente poco tempo, grazie all'apporto dell'antropologia, della linguistica e delle scienze cognitive, gli archeologi hanno cominciato a rendersi conto che il colore o la sua mancanza non rappresenta una semplice espressione artistica o mancanza di essa, dove l'idea di arte, come concetto astratto, si mutua dalla storia dell'arte, con conseguenti equivoci e pregiudizi etnocentrici. Una decorazione su un manufatto d'altro canto è considerata utile solo per classificare stili e date, ma non è ancora stata considerata veramente una vera fonte di informazioni per comprendere almeno una piccola parte del mondo mentale dei nostri antenati. Grazie a questa sinergia interdisciplinare ora parecchi archeologi guardano gli oggetti e i paesaggi in modo più 'colorato', anche se in Italia persiste la brutta abitudine di inserire tabelle di disegni in bianco e nero di oggetti e tombe (anche se ci sono problemi di costi, perché all'estero si pubblicano foto a colori in gran numero e dettaglio?), rendendo così praticamente impossibile o almeno molto difficile una reinterpretazione dei ritrovamenti, data anche la difficoltà di vedere i reperti di persona, la pressoché universale proibizione di scattare foto nei musei, la disastrosa abitudine di distruggere ogni contesto nell'esposizione museale, a mezza strada tra l'esposizione dell'oggetto 'bello', dell'oggetto 'esotico-curioso', e l'arido catalogo di magazzino di cocci e pezzi di metallo in possesso al museo. Il visitatore così resta tra lo stupito e l'annoiato, ma certo non esce più informato. Sono passati decenni da quando Lewis Binford scrisse Archaeology as Anthropology (1962) e da quando Willey e Phillips (1958) affermarono che "l'archeologia […] è antropologia oppure non è niente". In Italia invece l'antropologia non fa neppure parte del curriculum accademico di un archeologo, mentre l'elitarismo dell'archeologia italiana, così in contrasto con quella del resto del mondo occidentale, e il suo provincialismo teorico, certo non aiutano a uscire da una torre d'avorio che assomiglia in modo sempre più preoccupante a una prigione. Grazie a una serie di polemiche tra relativisti e universalisti a proposito della percezione dei colori e del rapporto tra lingua (parole che indicano colore), cultura e psicofisiologia, la discussione sui colori, il loro significato e la
In text/plain format

Archived Files and Locations

application/pdf  5.3 MB
file_rknzayzcnvacpb35jjezin7ngm
web.archive.org (webarchive)
www.antrocom.net (web)
Read Archived PDF
Preserved and Accessible
Type  article-journal
Stage   unknown
Year   2014
Work Entity
access all versions, variants, and formats of this works (eg, pre-prints)
Catalog Record
Revision: 57a0b7a3-746f-4488-8038-ba6c0f23c5e7
API URL: JSON